Madonna Odigitria

Mas Peron (Bl), 2013

Il progetto della chiesa nasce come tentativo di trasfigurare in architettura la Madonna, cui il tempio è dedicato. In tal senso ci aiutano i Vangeli e le cronache delle note apparizioni del secolo scorso, restituendoci una figura di donna che fa della semplicità e della discrezione le virtù portanti della propria esistenza terrena e soprannaturale. Una persona probabilmente timida, in cui si cela una coscienza del reale, che ne fa il vertice dell’umano creato. In pittura innumerevoli volte Maria è rappresentata con la duplice attenzione di sottolineare questa sua discrezione senza tuttavia misconoscerne la femminilità. Il mantello permette tale rappresentazione: esso nasconde la folta capigliatura e il corpo sinuoso, consentendo nel contempo di coglierne i fini lineamenti nel volto. Così l’esterno della chiesa è stato immaginato come un “manto” grigio azzurro (il rivestimento metallico in zinco titanio aiuta ad ottenere questo effetto), tra le cui “pieghe” si aprono finestroni alti e stretti che illuminano la navata.

Al rivestimento esterno, piuttosto freddo, fa da contrappunto l’interno. Si è scelto infatti di escludere le murature e di concepire la struttura come una grande copertura in legno lamellare, costituita da una serie di strutture a guscio. L’immagine spaziale che ne deriva è simile alla carena di una nave rovesciata, come a riprendere, tra le Litanie dedicate a Maria, quella che la identifica nell’arca “dell’alleanza”. Il calore del legno, accostato all’uso della pietra nei pavimenti e sul fondale dell’abside, conferisce alla navata della chiesa un carattere di dimora accogliente.

In collaborazione con Franco Fiabane, Anna Boranga, Luciano Franzin e Gino Casanova

Sao José dos campos

Sao José dos Campos, Brasile, 2012

Fra’ Nicola da Gesturi

Gesturi (Vs), 2011

Gesù Misericordioso

Sedico (Bl), 2009

“…Che sorprendente idea! Il passato mi appartiene e mi viene incontro dal futuro. Il Padre rappresenta la radice della vita, l’indistruttibile legame con essa e con tutto ciò che essa racchiude, eternità compresa”

tratto da Mendicanti di bellezza – un non credente e una monaca a confronto sulla vita

Fabio Cavallari – Maria Gloria Riva

edizioni San Paolo 2009

E’ il Mistero che, facendosi carne, muove il primo passo verso di noi. E il suo venirci incontro, fisicamente incontro, è sempre un abbraccio di misericordia. Questo il tema portante del progetto!

Tre finestrelle che i committenti credevano essere vincolo pesante al nostro progettare, tramezzate con lastre sottili di alabastro, diventano occasione e simbolo, in grado di creare all’interno del nuovo spazio sacro un clima raccolto e cordiale.

Ogni uomo ha bisogno di trovare un luogo in cui sia semplice dire “Tu” a Gesù che viene.

Al centro della cappella l’altare silenzioso, tagliato nel legno padouk, rosso come il sangue del sacrificio, diventa centro dinamico attorno al quale una teoria semicircolare di panche in noce, accoglie lo slancio dell’abbraccio cristiano.

In collaborazione con Andrea Ballis

Cappella dell’Ospedale

Belluno, 2008

Non siamo mai stati amanti di un certo linguaggio simbolista, che richiede la presenza dell’artista per essere compreso. E’ necessaria però una rivalutazione del termine “simbolo”, anch’esso, come sovente accade, abusato dalla modernità e stravolto nel suo significato, fino a renderlo accessibile solo a pochi eletti. Il simbolo nacque per essere riconosciuto. Poiché le sfide ci piacciono, abbiamo costruito questo progetto proprio sui simboli, cioè su immagini in grado di veicolare con immediatezza il loro contenuto semantico.

Utilizziamo per la nuova cappella simboli cari alla tradizione cristiana, come il pesce: l’animale marino usato da sempre per indicare Cristo, che regala la sua forma alla struttura, che si rende simile, anche nelle scaglie in rame del particolare rivestimento.

L’altare cubo, in pietra rossa di Cugnan, ci ricorda che la mensa è anche luogo dove il sacrificio di Cristo si rinnova, come premessa alla Sua vittoria. La morte e il dolore sono vinti definitivamente nella Resurrezione, che campeggia sul fondale in altorilievo, realizzato in marmo di Carrara. Così pure il portale ricurvo in legno di noce, che porta scolpito la guarigione del paralitico, entra nel corridoio dell’ospedale come testata dell’ancora di speranza che il miracolo è per ognuno che passa, magari verso un’esame delicato, magari preparandosi ad affrontare il dolore di un amico o di un parente.

E’ come se il signore dicesse, “cala la tua domanda, nello stesso modo che quegli uomini fecero scendere il paralitico perché potesse chiedere la guarigione.”

… e fu esaudito oltre ogni immaginazione!

In collaborazione con Franco Fiabane

Santa Maria di Betlemme

Diegaro, Torre del Moro (FC), 2007

L’edificio si configura come un grande monolite roccioso squarciato da strette fessure che lasciano filtrare la luce all’interno. L’impatto con le grandi superfici rivestite in pietra danno un senso di solidità e timore, in un’attrattiva piena di rispetto e di stupore che invita le persone ad addentrarsi nel mistero celato all’interno.

Tutto si svolge nella Sacra Notte di Betlemme, sotto un cielo pieno di stelle. C’è sempre gioia quando nasce un bambino e tutti, grandi e piccoli, vanno ad incontrarlo. Così i fedeli percorrono l’aula per recarsi verso la Sacra Famiglia scolpita sull’altare, attratti dalla parete “stellata” dell’abside. Sono accompagnati dai pastori, dai re Magi e dagli angeli, scolpiti ad altezza uomo sulle pareti laterali dell’aula, che insieme ai fedeli, vanno verso Gesù Bambino. L’aula appare come una grotta ricoperta da pannelli di legno delle diverse essenze bibliche e tagliata da fenditure che indirizzano la luce verso il presbiterio.

La cometa, squarcia in due con la sua coda il cielo stellato e si posa in prossimità del presbiterio diventando Custodia eucaristica.

In collaborazione con Gino Casanova, Paul de Doss e Paola Ceccarelli

San Camillo

Treviso, 2000

Rivalta

Longarone (Bl), 1993

SS. Pietro e Paolo

Majano (Ud), 1990

Questo doppio movimento rappresenta l’uomo cristiano, teso all’infinito nella sua insaziabile domanda di felicità, solo apparentemente costretto nelle circostanze.

Lo slancio verso l’alto dell’edificio, quasi un grido, che culmina all’esterno con l’ardita croce in acciaio, si placa all’interno. Nell’abside, lievemente ribassata rispetto all’assemblea, esso trova pace, come a sottolineare che il cielo non è distante, ma si è fatto carne nelle circostanze, che non sono mai una gabbia, se vissute alla luce della presenza di Cristo, nel pane del tabernacolo e nella comunità riunita per festeggiare la Sua compagnia.

Canonica

Pieve di Livinallongo (Bl), 1986

San Tommaso

Pirago di Longarone (Bl), 1985

Nell’appiattimento fisico provocato dalla catastrofe del Vajont, che tutto livellò, uomini e case, rimasero due oggetti emergenti nel paesaggio: l’abside ed il campanile della vecchia chiesa di Pirago.

Guardando la desolazione della valle straziata dall’acqua, anche nelle foto che rimangono, Qualcuno sembra mostrare che “il terremoto” restituisce all’uomo ciò che valgono realmente le cose materiali, quelle in cui poniamo normalmente la nostra speranza.

Ma attraverso questo evento imprevisto e permesso, Dio all’uomo dice anche altro:

“ricordati che se vuoi ri-costruire non puoi non partire da Me, che sono ovunque, ma che ho dato preferenza al tempio, come luogo della mia dimora, poiché li si riunisce l’assemblea di coloro che mi riconoscono e che accettando di accogliere il mio invito nei sacramenti, diventano il mio corpo”.

Il tempio invece è rimasto un monumento perché si preferisce rinchiudere la Sua presenza in un passato tragico, che sembra voler rimanere tale, pur di non accettare il dialogo drammatico con Chi può restituire un significato buono anche a questo apparente disastro.

Riusciremo a far capire, anche attraverso il nostro lavoro, che i luoghi hanno un anima e che, anche i più tristi, desiderano uscire dal loro isolamento per tornare ad essere goduti?

Canonica

Bolago (Bl), 1980

San Giuseppe Lavoratore

Digonera, Livinallongo del Col di Lana (Bl), 1977

San Giovanni Battista

Arabba (Bl), 1973

Opere parrocchiali

Longarone (Bl), 1972

Cappella feriale

Santo Stefano di Cadore (Bl), 1972

Cappella Casa di Riposo

Sorarù (Bl), 1972