Cappella dell’Ospedale

Belluno, 2008

Non siamo mai stati amanti di un certo linguaggio simbolista, che richiede la presenza dell’artista per essere compreso. E’ necessaria però una rivalutazione del termine “simbolo”, anch’esso, come sovente accade, abusato dalla modernità e stravolto nel suo significato, fino a renderlo accessibile solo a pochi eletti. Il simbolo nacque per essere riconosciuto. Poiché le sfide ci piacciono, abbiamo costruito questo progetto proprio sui simboli, cioè su immagini in grado di veicolare con immediatezza il loro contenuto semantico.

Utilizziamo per la nuova cappella simboli cari alla tradizione cristiana, come il pesce: l’animale marino usato da sempre per indicare Cristo, che regala la sua forma alla struttura, che si rende simile, anche nelle scaglie in rame del particolare rivestimento.

L’altare cubo, in pietra rossa di Cugnan, ci ricorda che la mensa è anche luogo dove il sacrificio di Cristo si rinnova, come premessa alla Sua vittoria. La morte e il dolore sono vinti definitivamente nella Resurrezione, che campeggia sul fondale in altorilievo, realizzato in marmo di Carrara. Così pure il portale ricurvo in legno di noce, che porta scolpito la guarigione del paralitico, entra nel corridoio dell’ospedale come testata dell’ancora di speranza che il miracolo è per ognuno che passa, magari verso un’esame delicato, magari preparandosi ad affrontare il dolore di un amico o di un parente.

E’ come se il signore dicesse, “cala la tua domanda, nello stesso modo che quegli uomini fecero scendere il paralitico perché potesse chiedere la guarigione.”

… e fu esaudito oltre ogni immaginazione!

In collaborazione con Franco Fiabane